"Il
peggio deve ancora venire" è l'ammonimento che
oggi si sente ripetutamente echeggiare, portando con sè
le tante amarezze di una cattiveria strana che inquina gli
animi, quasi annerendo e nascondendo quei valori in cui
crediamo.
Sarà l'imminente Natale o quella voglia di riprendere
tutto dal principio che ciascuno sente l'aprirsi di un anno
nuovo, con il bisogno di rimarginare ferite, di chiudere
brecce devianti, di lavare le facce dal terrore della guerra,
questo bisogno lo sentiamo dentro, turgido e reale, non
inventato o creduto.
Così non può continuare, perchè la
guerra è fin troppo rischiosa e porta a fondali dai
quali è fatica riemergere.
Sentiamo tutti e ciascuno, che un male oscuro minaccia quel
vivere che c'eravamo prefissi. Se a volte facessimo silenzio
ed ascoltassimo le ragioni del cuore, se ci guardassimo
attorno con occhio più innocente, sgombro di pregiudizi,
forse vedremmo noi stessi migliori, capaci di opere migliori. Non
tocca a noi, nè lo vogliamo, formulare diagnosi sui
mali del mondo, nè suggerire terapie: se ciascuno
badasse con serenità al proprio orto, tutto il mondo
sarebbe un giardino.
Il nostro orto è il mondo agro-alimentare e turistico,
le nostre aiuole sono i prodotti della terra, gli animali
che alleviamo, i tanti nostri ristoranti, le località
turistiche, il folclore delle nostre tradizioni.
Sono gli ingredienti caratterizzanti la nostra civiltà,
le strutture della nostra economia, le colonne portanti
del nostro stesso vivere. Ecco la radice del nostro stesso
ottimismo: il sapere che c'è gente ancora sana, tanta,
quasi tutta; il vedere un'agricoltura florida, e di avere
ovunque dei prodotti che onorano la nostra capacità.
Ci sembra sufficiente a corroborare la nostra fiducia sul
domani. Ma occorre lavorare sul serio, offrire al mercato
prodotti sempre migliori, eliminare ingordige ed imbrogli,
che poi, alla fin fine, non rendono.
Qualifichiamo sempre più i nostri vini, curiamo i
nostri formaggi, miglioriamo le professionalità nel
settore turistico-alberghiero, diamoci insomma da fare,
ciascuno per quanto di competenza e vedremo ben presto i
risultati. Per una volta tanto parliamo di cifre, guardiamo
dentro di noi, scrutiamo il nostro cuore e giriamo pure
attorno lo sguardo e diamoci una mano e poi stringiamola
forte in segno di augurio di amicizia, di lavoro, di serietà;
garanzia di un futuro migliore.